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Venolen Linea

VENOLEN® plus contiene Alpha-gamma bioactive®, miscela di µSMIN ® Plus, Troxerutina e Ippocastano e.s. titolato in cumarine, microin-capsulata in fosfolipidi, e Vitamina C. µSMIN ® Plus e Troxerutina sono flavonoidi di origine vegetale. l’Ippocastano favorisce la funzionalità del microcircolo, la Vitamina C svolge un’azione antiossidante e supporta la fisiologica formazione del collagene per la normale funzionalità dei vasi sanguigni.

Dose

  • 1 compressa al giorno

Confezione

  • Tubo da 100 ml Idrogel
  • 30 compresse rivestite
Ingrediente Per 1 cpr
Alpha-gamma bioactive® 839 mg
di cui µSMIN plus® 375 mg
Troxerutina 300 mg
Ippocastano e.s 100 mg
Vitamina C 25 mg

Linfedema

Il linfedema è l’edema di un arto dovuto a ipoplasia dei vasi linfatici, in tal caso viene definito linfedema primario, o ad ostruzione o distruzione dei vasi linfatici e in tal caso viene definito linfedema secondario. La sintomatologia è rappresentata da edema duro non comprimibile, di consistenza fibrosa, in uno o più arti.

Le cause più frequenti del linfedema secondario sono la chirurgia (soprattutto dissezione linfonodale, in genere per il trattamento del cancro al seno), la radioterapia (soprattutto ascellare o inguinale), i traumi e l’ostruzione linfatica dovuta a un tumore. Il linfedema agli arti superiori dopo trattamento convenzionale del cancro alla mammella si verifica circa nel 20% dei casi trattati, anche dopo terapia conservativa. Le donne con linfedema alle braccia di gravità media o severa vengono sottoposte a terapia decongestionante, che normalmente associa fisioterapia e trattamenti medici.

Il linfedema si genera a causa di una situazione patologica di vario genere ed è caratterizzato da infiammazione con aumento della fragilità dei capillari e perdita di tono dei tessuti. La somma di questi fattori determina una maggiore perdita di liquidi e proteine dai vasi sanguigni e un minore ritorno dei fluidi nei vasi linfatici. Negli spazi interstiziali dei tessuti, ovvero fuori dai vasi, aumenta progressivamente l’accumulo di proteine e il tessuto diviene fibrotico per reazione infiammatoria. Il processo tende ad autoalimentarsi peggiorando ulteriormente il flusso linfatico e l’edema è destinato a crescere di dimensione, a meno che si intervenga opportunamente.

Il trattamento consiste nell’esercizio fisico, nell’elastocompressione, nei massaggi e talvolta nell’intervento chirurgico. Generalmente non si ottiene la guarigione completa, ma il trattamento può ridurre o rallentare la progressione della malattia e prevenirne le complicanze. Accanto a queste pratiche terapeutiche si può intervenire con una terapia orale o topica basata su sostanze che abbiano effetto antinfiammatorio e analgesico, che proteggano i vasi sanguigni e linfatici e ne favoriscano la riparazione, che abbiano effetto antiedemigeno, per mezzo della facilitazione della rimozione delle proteine fuoriuscite dai vasi negli spazi interstiziali, linfodrenante e antifibrotico.

Linfedema in fisiatria

Il linfedema è l’edema di un arto dovuto a ipoplasia dei vasi linfatici, il cosiddetto linfedema primario, o ad ostruzione o distruzione dei vasi linfatici, il cosiddetto linfedema secondario. La sintomatologia che lo caratterizza è rappresentata da edema duro non comprimibile, di consistenza fibrosa, in uno o più arti.

Le cause più frequenti del linfedema secondario sono la chirurgia (soprattutto dissezione linfonodale, in genere per il trattamento del cancro al seno), la radioterapia (soprattutto ascellare o inguinale), i traumi e l’ostruzione linfatica dovuta a un tumore. Il linfedema agli arti superiori dopo trattamento convenzionale del cancro alla mammella si verifica circa nel 20% dei casi trattati, anche dopo terapia conservativa. Le donne con linfedema alle braccia di gravità media o severa vengono sottoposte a terapia decongestionante, che normalmente associa fisioterapia e trattamenti medici.

Il linfedema si genera a causa di una situazione patologica di vario genere ed è caratterizzato da infiammazione con aumento della fragilità dei capillari e perdita di tono dei tessuti. La somma di questi fattori determina una maggiore perdita di liquidi e proteine dai vasi sanguigni e un minore ritorno dei fluidi nei vasi linfatici. Negli spazi interstiziali dei tessuti, ovvero fuori dai vasi, aumenta progressivamente l’accumulo di proteine e il tessuto diviene fibrotico per reazione infiammatoria. Il processo tende ad autoalimentarsi peggiorando ulteriormente il flusso linfatico e l’edema è destinato a crescere di dimensione, a meno che si intervenga opportunamente.

Il trattamento consiste nell’esercizio fisico, nell’elastocompressione, nei massaggi e talvolta nell’intervento chirurgico. Generalmente non si ottiene la guarigione completa, ma il trattamento può ridurre o rallentare la progressione della malattia e prevenirne le complicanze. Accanto a queste pratiche terapeutiche si può intervenire con una terapia orale o topica basata su sostanze che abbiano effetto antinfiammatorio e analgesico, che proteggano i vasi sanguigni e linfatici e ne favoriscano la riparazione, che abbiano effetto antiedemigeno, per mezzo della facilitazione della rimozione delle proteine fuoriuscite dai vasi negli spazi interstiziali, linfodrenante e antifibrotico.

Ecchimosi ed ematomi nei bambini

A seguito dei frequenti traumi che subiscono i bambini e gli adolescenti, si determina la rottura delle pareti dei vasi di piccolo calibro con formazione dell’ecchimosi, il comune livido. Gli ematomi sono espressione di traumi più gravi, quindi della rottura di vasi di calibro maggiore, o conseguenza delle ferite chirurgiche. Ecchimosi ed ematomi sono infiltrazioni di sangue negli interstizi dei tessuti, che si manifestano sulla superficie cutanea sotto forma di macchie di colore scuro, violaceo o rosso-bluastro. Per le modificazioni chimiche subite nel tempo dal pigmento presente nel sangue fuoriuscito dai vasi, l’ecchimosi e l’ematoma passano gradualmente attraverso una serie di colorazioni: dapprima il colore è azzurro scuro, poi diviene verdastro, poi giallo via via più sbiadito.

La formazione di ecchimosi ed ematomi può essere facilitata dall’alterazione della coagulazione del sangue indotta da stati patologici, come la piastrinopenia e l’emofilia, o dall’assunzione di terapie anticoagulanti, condizione, quest’ultima, estremamente rara tra i più giovani.

Il trattamento più semplice dei lividi è basato sull’applicazione di ghiaccio sulla superficie cutanea, mentre nelle forme più gravi è necessario ricorrere alla chirurgia.

Approfondendo la fisiopatologia dei traumi minori che possono dare luogo a ecchimosi o, nella peggiore delle ipotesi, a ematomi, si scopre che la rottura dei vasi oltre a dare luogo al tipico “livido” determina anche una riduzione dell’apporto di ossigeno e altri nutrienti ai tessuti che a sua volta causa un rallentamento dei processi di guarigione. Accanto a ciò si ha anche rottura dei vasi linfatici e formazione di un linfedema. La somma dei due eventi, la rottura dei vasi sanguigni e la rottura dei vasi linfatici, riduce la capacità di rimozione dei cataboliti dai tessuti con innesco di un processo reattivo infiammatorio che amplifica il dolore. Se viene trascurato, vi può anche essere il rischio che si inneschi la fibrotizzazione dei tessuti e quindi la perdita parziale delle loro funzioni. Per ovviare a questi rischi, nei casi in cui si manifestino le condizioni che lo richiedono, si può avviare una terapia orale o topica basata su sostanze che abbiano effetto antinfiammatorio e analgesico, che proteggano i vasi sanguigni e linfatici e ne favoriscano la riparazione, che abbiano effetto antiedemigeno, linfodrenante e antifibrotico.