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Donatori di sangue: quando è importante integrare ferro e vitamina B

La donazione di sangue, regolata da frequenza e modalità corrette, non provoca danni alla salute del donatore, come per esempio l’insorgenza di patologie quali l’anemia sideropenica, tuttavia può determinare nel tempo una progressiva diminuzione dei depositi di ferro, soprattutto nelle donne in giovane età o nei soggetti che assumono scarse quantità di ferro con la dieta. È perciò importante che il donatore curi un’alimentazione sana e variata, ricorrendo eventualmente all’integrazione con dosi appropriate di ferro nel momento in cui il controllo dei valori ematici evidenzi una carenza. In questo caso, si rivela utile anche l’integrazione con vitamine del gruppo B, dal potere energizzante e ricostituente: la Vitamina B12, in particolare, stimola la produzione di globuli rossi sani, che invece diminuiscono in presenza di livelli di ferro non sufficienti.
A cosa serve il ferro?
Elemento indispensabile all’organismo, essenziale per il metabolismo cellulare e la respirazione aerobica, il ferro è un micronutriente che deve essere assunto giornalmente per il mantenimento di un adeguato stato di salute. Il corpo, infatti, richiede ferro innanzitutto per la sintesi di due importanti proteine: l’emoglobina, che permette il trasporto dell’ossigeno ai tessuti, e la mioglobina, deputata a fissare l’ossigeno all’interno dei muscoli. Altre funzioni del ferro riguardano la formazione di enzimi eme e altri enzimi coinvolti nel trasferimento di elettroni e di reazioni di ossido-riduzione che interessano la funzionalità di tutti gli organi.
Quanto ferro occorre all’organismo e quando è bene integrare? Le dosi giornaliere raccomandate per l’assunzione di ferro attraverso la dieta sono di circa 12-18 milligrammi al giorno, tenendo conto che di questa quantità ne viene effettivamente assorbito solo circa il 10 per cento, sufficiente a rimpiazzare il ferro perso attraverso le cellule della mucosa intestinale, le mestruazioni nelle donne e altre perdite. Normalmente, il ferro corporeo totale in un maschio adulto è pari a 3.000-4.000 milligrammi, mentre nella donna si parla di 2000-3000 milligrammi. Quasi due terzi del ferro presente nel corpo si trovano all’interno dell’emoglobina degli eritrociti circolanti, il ferro restante, invece, è immagazzinato nel fegato, nei macrofagi del sistema reticoloendoteliale e nel midollo osseo, principalmente sotto forma di ferritina.
Il ferro si trova in molteplici alimenti, di origine animale e vegetale. Ma mentre il ferro eme, ottenuto principalmente da fonti animali (carni rosse magre, tacchino, pollo e pesci come tonno, merluzzo, salmone) può essere assorbito dall’intestino in modo efficiente, il ferro non eme ricavato da cereali, legumi e verdure è di più difficile assorbimento. In casi di ridotta assunzione o biodisponibilità insufficiente, il ricorso a integratori può rivelarsi utile.